Ne abbiamo già parlato, ma nel susseguirsi di comunicati e conseguenti polemiche, è bene fare un po’ di chiarezza. Cominciamo col dire che le statistiche, se si fondano su basi reali e sono ricavate con modalità scientifiche non è vero – come dicono in molti, ignoranti o in malafede – chepossono essere lette in modo diametralmente opposto. Piuttosto il problema è interpretarle in modo corretto. Ricapitoliamo: il 27 luglio il ministero del Lavoro dichiara che a giugno sono stati attivati 822mila nuovi contratti di lavoro, e, poiché ne sono cessati 760 mila, ci sono 62mila contratti in più. Il 31 luglio l’ISTAT comunica che nello stesso mese ci sono stati 22.297mila occupati, 40mila in meno dello scorso anno. Il 10 agosto è l’INPS a dire che i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nei primi sei mesi del 2015 sono aumentati del 36% rispetto all’anno precedente. La chiave di lettura in verità l’aveva già…
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